(La Stampa - Francesca Paci)
Londra in crisi si "pente" e taglia il budget per il 2012
La trentaquattrenne Lucy Low era a Trafalgar Square la sera di mercoledì 6 luglio 2005. «Ero andata con un’amica a festeggiare i Giochi del 2012 ma anche un po’ il mio primo vero lavoro» racconta oggi che la società finanziaria per cui è stata consulente fino a otto mesi fa l’ha «temporaneamente» congedata e lei paga l’affitto della casa di Bethnal Green in cui vive con tre coinquilini insegnando part time in una scuola per ragionieri.
L’umore britannico s’è molto rabbuiato da allora e le disavventure personali di Lucy, che nel frattempo s’è mollata con il fidanzato storico, si accavallano alle aspirazioni ridimensionate della City olimpica. A ripensarla in piazza con decine di migliaia di londinesi che cantano insieme «We are the Champions» sembra un secolo fa. Era ieri. Tony Blair brandiva la fiaccola scippata a Chirac, prendendosi la rivincita sulle critiche francesi alla guerra in Iraq. Gli inglesi multiculturali si sentivano immuni al terrorismo islamico con cui invece si sarebbero svegliati il mattino dopo. Ma soprattutto, l'economia volava in alto, ignara della recessione che nel giro di poche stagioni avrebbe declassato il turbo Regno Unito al paese con la più lenta ripresa del G7.
Che effetto avrà l'austerity annunciata dal Gabinetto giallo-blu sulle trionfali Olimpiadi 2012, il cui budget è lievitato dagli originari 2,4 miliardi di sterline a 9,3, quattro volte tanto? Il sindaco di Londra Boris Johnson, simbiotico all’evento da quando nel 2008 ne raccolse la staffetta alla chiusura del mastodontico spettacolo di Pechino, ascolta con preoccupazione il sibilo della scure affilata dal Cancelliere George Osborne. «La mia amministrazione ha già messo un freno alle ambizioni dei Giochi, ma risparmiare ulteriormente sarebbe un grave errore» sibila all’orecchio del collega di partito e neosegretario alla Cultura Jeremy Hunt. Il problema è che pur essendo lodevole, aver recuperato 8,6 milioni di sterline dal preventivo per il design delle strutture sportive e del media center non risolve granché. Il governo britannico affronta un deficit straordinario pari all’11% del Pil e nessuno può dormire sonni tranquilli.
Che se ne rallegri o no, il premier Gordon Brown sapeva che, chiunque avesse vinto le elezioni, il fantasma dei Giochi sarebbe rimasto lì a spaventare la ripresa, effimero e costoso fuoco d’artificio nel naufragio della classe media. Un anno e mezzo fa, quando gli sponsor avevano cominciato a tirarsi indietro, era toccato a lui mettere mano al portafoglio e nazionalizzare i progetti scoperti, dal 50% del miliardo e 324 milioni per le abitazioni dei 17.500 atleti ai 355 milioni per il villaggio giornalistico. Ora Boris Johnson elogia la coraggiosa partnership pubblico-privato che finanzierà l’ArcelorMittal Orbit di Anish Kapoor, il simbolo delle Olimpiadi da 19,1 milioni di sterline di cui 16 in conto al miliardario Lakshmini Mittal e il resto alla London Development Agency. Ma la sostanza non cambia: il contribuente paga.
Qualcuno ripensa con nostalgia alle riuscitissime nozze con i fichi secchi del 1948, la seconda Olimpiade britannica, quando, complici le ristrettezze belliche, ci si accontentò d’un evento da 732 mila sterline, il corrispettivo di 20 milioni attuali. Gli atleti furono costretti a portarsi gli asciugamani da casa ma, racconta Janie Hapton nel volume «The Austerity Olympics: When the Games Came to London in 1948», l’epilogo fu un successo. Stavolta l’ex ministro laburista dello sport Tessa Jowell è riuscita al massimo a tagliare la corsa intercontinentale dei tedofori armati di torcia, ridotta al tour della Gran Bretagna. Con 839 milioni di sterline investiti nei trasporti e la sicurezza che ammonta già al 10% del budget complessivo c’è poco da girare il mondo. Molto meglio stipendiare una società di consulenza con 151 milioni di sterline perché tenga sotto controllo le bollette.
Mancano 800 giorni ai Giochi olimpici e 835 a quelli paraolimpici, ricorda il sito www.london2012.com. Ruspe e gru lavorano giorno e notte per ridisegnare l’EastEnd, la zona più disagiata di Londra dove, sull’esempio di Barcellona, si svolgeranno gran parte delle gare sperando che cantieri e visitatori lascino un’eredità di sviluppo. Le aspirazioni residue della City 2012 dovranno rimodellarsi ancora a misura di casse dello Stato ma, se fa fede l’oroscopo di Lucy Low, è in vista una riappacificazione con gli astri.
L’umore britannico s’è molto rabbuiato da allora e le disavventure personali di Lucy, che nel frattempo s’è mollata con il fidanzato storico, si accavallano alle aspirazioni ridimensionate della City olimpica. A ripensarla in piazza con decine di migliaia di londinesi che cantano insieme «We are the Champions» sembra un secolo fa. Era ieri. Tony Blair brandiva la fiaccola scippata a Chirac, prendendosi la rivincita sulle critiche francesi alla guerra in Iraq. Gli inglesi multiculturali si sentivano immuni al terrorismo islamico con cui invece si sarebbero svegliati il mattino dopo. Ma soprattutto, l'economia volava in alto, ignara della recessione che nel giro di poche stagioni avrebbe declassato il turbo Regno Unito al paese con la più lenta ripresa del G7.
Che effetto avrà l'austerity annunciata dal Gabinetto giallo-blu sulle trionfali Olimpiadi 2012, il cui budget è lievitato dagli originari 2,4 miliardi di sterline a 9,3, quattro volte tanto? Il sindaco di Londra Boris Johnson, simbiotico all’evento da quando nel 2008 ne raccolse la staffetta alla chiusura del mastodontico spettacolo di Pechino, ascolta con preoccupazione il sibilo della scure affilata dal Cancelliere George Osborne. «La mia amministrazione ha già messo un freno alle ambizioni dei Giochi, ma risparmiare ulteriormente sarebbe un grave errore» sibila all’orecchio del collega di partito e neosegretario alla Cultura Jeremy Hunt. Il problema è che pur essendo lodevole, aver recuperato 8,6 milioni di sterline dal preventivo per il design delle strutture sportive e del media center non risolve granché. Il governo britannico affronta un deficit straordinario pari all’11% del Pil e nessuno può dormire sonni tranquilli.
Che se ne rallegri o no, il premier Gordon Brown sapeva che, chiunque avesse vinto le elezioni, il fantasma dei Giochi sarebbe rimasto lì a spaventare la ripresa, effimero e costoso fuoco d’artificio nel naufragio della classe media. Un anno e mezzo fa, quando gli sponsor avevano cominciato a tirarsi indietro, era toccato a lui mettere mano al portafoglio e nazionalizzare i progetti scoperti, dal 50% del miliardo e 324 milioni per le abitazioni dei 17.500 atleti ai 355 milioni per il villaggio giornalistico. Ora Boris Johnson elogia la coraggiosa partnership pubblico-privato che finanzierà l’ArcelorMittal Orbit di Anish Kapoor, il simbolo delle Olimpiadi da 19,1 milioni di sterline di cui 16 in conto al miliardario Lakshmini Mittal e il resto alla London Development Agency. Ma la sostanza non cambia: il contribuente paga.
Qualcuno ripensa con nostalgia alle riuscitissime nozze con i fichi secchi del 1948, la seconda Olimpiade britannica, quando, complici le ristrettezze belliche, ci si accontentò d’un evento da 732 mila sterline, il corrispettivo di 20 milioni attuali. Gli atleti furono costretti a portarsi gli asciugamani da casa ma, racconta Janie Hapton nel volume «The Austerity Olympics: When the Games Came to London in 1948», l’epilogo fu un successo. Stavolta l’ex ministro laburista dello sport Tessa Jowell è riuscita al massimo a tagliare la corsa intercontinentale dei tedofori armati di torcia, ridotta al tour della Gran Bretagna. Con 839 milioni di sterline investiti nei trasporti e la sicurezza che ammonta già al 10% del budget complessivo c’è poco da girare il mondo. Molto meglio stipendiare una società di consulenza con 151 milioni di sterline perché tenga sotto controllo le bollette.
Mancano 800 giorni ai Giochi olimpici e 835 a quelli paraolimpici, ricorda il sito www.london2012.com. Ruspe e gru lavorano giorno e notte per ridisegnare l’EastEnd, la zona più disagiata di Londra dove, sull’esempio di Barcellona, si svolgeranno gran parte delle gare sperando che cantieri e visitatori lascino un’eredità di sviluppo. Le aspirazioni residue della City 2012 dovranno rimodellarsi ancora a misura di casse dello Stato ma, se fa fede l’oroscopo di Lucy Low, è in vista una riappacificazione con gli astri.
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